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Il LAGO SANTO MODENESE, posto a 1.501 m s.l.m., con una superficie di 73.350 metri quadrati è tra i bacini di origine naturale più grandi dell’Appennino settentrionale. Lo specchio d’acqua presenta un caratteristico sviluppo allungato, misurando in lunghezza 580 m e 180 m nel punto di massima larghezza; è ospitato in una profonda nicchia di origine glaciale, presenta sponde piuttosto ripide e una profondità massima di circa 11 m.
Il Lago Santo è tra i luoghi di maggiore interesse turistico dell’Appennino. Appartiene al demanio idrico dell’Emilia-Romagna ed è incluso nel Parco Regionale dell’Alto Appennino Modenese e nel Sito della Rete Natura 2000 “Monte Rondinaio, Monte Giovo” (ZSC-ZPS). L’attività di pesca sportiva è svolta dalla Società di Valorizzazione Abetone (SVA). Forniscono ospitalità quattro rifugi, le cui acque reflue sono correttamente raccolte e smaltite.
LA FLORA DEL LAGO
Storicamente la vegetazione macrofitica che colonizzava lo specchio d’acqua è sempre stata scarsa e limitata ad alcune zone, ma negli ultimi vent’anni si è assistito ad una profonda trasformazione della compagine floristica con un incremento delle specie acquatiche, fino a giungere alla massiccia diffusione del Millefoglio d’acqua comune (Myriophyllum spicatum). Oltre a questo, nel bacino sono presenti altre specie rizofite (Brasca increspata, Ranuncolo a foglie capillari) ed elofite (Coltellaccio natante, Coltellaccio a fusto semplice, Giunchina comune, Equiseto palustre, Giunco filiforme); degna di nota è la presenza del Gramignone comune.
IL MILLEFOGLIO D’ACQUA
Ciò che caratterizza attualmente l’aspetto del Lago Santo è la presenza del Millefoglio, che nel corso di pochi anni ha visto qui una forte espansione. La specie si manifesta a pelo d’acqua e con numerose infiorescenze rossastre soprattutto in prossimità delle sponde, mentre tende a dare origine a una prateria sommersa nelle zone con acqua più profonda.
Sulle cause dell’arrivo della specie nel bacino può essere ipotizzato un processo naturale ad opera degli uccelli, ma non si può nemmeno escludere un ingresso della specie ad opera dell’uomo per trasferimento involontario di materiale da altre zone umide. La rapida espansione del Millefoglio è dovuta alle forti capacità colonizzatrici di questa pianta, in grado di riprodursi rapidamente per via vegetativa.
Tra le cause del processo di trasformazione del lago ci sono indubbiamente i cambiamenti climatici registrati nell’ultima decade, che hanno portato ad un significativo incremento della temperatura delle acque negli strati profondi e ad un aumento della loro conducibilità. Un rapido cambiamento che ha favorito l’espansione del Millefoglio registrato anche in altri laghi appenninici modenesi (Pratignano) e reggiani (Calamone).
COSA STIAMO FACENDO
La massiccia diffusione del Millefoglio tende a sfavorire le altre specie acquatiche presenti nel lago, portando a un progressivo impoverimento della sua biodiversità vegetale. Per questo l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Centrale, dopo l’indagine sistematica del 2012, ha realizzato nel 2023 un intervento di monitoraggio, in collaborazione con i ricercatori dell’Università degli Studi di Parma, dello stato trofico, floristico-vegetazionale ed ecologico del lago (vedi allegati), finalizzato a realizzare gli interventi di rimozione o contenimento della specie per giungere ad una condizione ecologicamente sostenibile.
COSA POTETE FARE VOI
Tenuto conto delle forti capacità colonizzatrici del Millefoglio, vi è l’assoluta necessità, considerata anche la vicinanza del lago con altri specchi d’acqua attualmente non colonizzati dalla specie, di osservare da parte di tutti i fruitori dell’area comportamenti responsabili per non essere veicolo di diffusione.
Calzature o animali che entrano a contatto con le acque del Lago Santo possono infatti essere fonte di propagazione del Millefoglio anche in altri bacini limitrofi come il Lago Baccio, durante una normale escursione.
Si raccomanda quindi a tutti la massima attenzione e collaborazione.
Allegati