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La “corte” di Legoreccio, menzionata nel 1315 negli Estimi reggiani, è articolata su tre minuscoli centri abitati che spuntano dai versanti di collinette e digradano verso il Tassobbio. Qui dominarono i Dalla Palude la cui dimora costituisce a tutt’oggi uno dei più bei gioielli architettonici dell’Appennino reggiano.
Quest’abitazione patrizia è caratterizzata da una vasta corte seicentesca, delimitata da un porticato su cui “corre” un loggiato ad archi a tutto sesto retti da esili colonne cilindriche in mattoni. Oltre ad un portale in sasso (probabilmente quello originale) murato e seminascosto nel pavimento di una vecchia stalla-ovile a pianterreno, meritano attenzione un “pozzo a scomparsa” ed una serratura del Settecento che appare in bella evidenza su un portone. Sul lato est dell’edificio si nota una torre del 1300-1400. Un oratorio dedicato alla Beata Vergine è collegato a questa splendida corte. L’edificio storico è legato in anni più recenti ad un grave fatto di guerra, durante la Resistenza: il 17 novembre 1944, Legoreccio fu teatro dell’eccidio di 27 partigiani da parte di un centinaio di nazi-fascisti. A pochi passi dal palazzo s’innalza la quattrocentesca casa a torre dei Terzi e quella del Cinque-Seicento dei Rabotti.
Poco distanti, infine, sono il castello di Crovara, ridotto in ruderi e la borgata in sasso di Scalucchia.